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      Ed ecco perchè, con questi cari amici inestimabili, io me ne andava solo soletto fuori della città nelle poche ore libere che potevo strappare al mio lavoro esternamente e, o di mattina o di sera, all'aurora o ai crepuscoli, leggendo e meditando, me n'andavo otto o dieci kilometri lontano, così dove mi frullava l'estro, senza verun punto prefisso, nessuna meta stabilita.
      Cominciava, intanto, ad apparire la primavera co' suoi primi segnali nell'aria, sulle piante e nel cielo: le nuvole, che pareva stessero di casa proprio su Foligno, dandogli quel color tetro e mesto delle città uggiose e morte; rompeva qua e là il suo colore monotono e nero; sprazzi di luce rosa e oro si facevano strada nel cielo e l'azzurro di terso raso del firmamento, trapunto di gemme luminose e raggianti, rallegravano la Natura addormentata, svegliandola dal suo sonno jemale. Com'è bella la prima stagione dell'anno! rallegra i giovani, a cui infonde un'alacrità novella e più dolce; consola e rianima i vecchi che, nel riaprir gli occhi al mattino sentono accrescersi le forze e la speranza per qualche altro giorno lieto dinanzi a loro: - Un altr'anno ancora, - spera il vecchierello, la vecchierella tremula e cadente, e tutti; i forti, i deboli, i ricchi e i poveri, i felici, i tribolati, - senza volere, - ringraziano, in core, la dolcissima madre di tutti, dolce Natura, che impera sulla vita e sulla morte, sugli eventi e sugli astri, con la sua tragica potenza ignota ai mortali. E il sole? - Del sole non farò che ripetere l'antichissimo verso: Coeli tristitiam discutit sol, et umani nubila cerenat; e avrò detto tutto.


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





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