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      ... Non mancò, l'amico, d'aprire al solito con uno strappo al finestrino, e io dall'ultima macchina, lesto, tiro il filo; cade il vaso, si rovescia il fetido moscajo sulla zucca pelata dell'idrofobo e arrabbiatissimo energumeno; ritira costui la testaccia di manigoldo, e corre per venire in ufficio; ma mentre lui deve percorrere il cammino che va dall'ufficio suo, il piazzale, e le stanze delle macchine, il filo e lo spillo sono nella mia tasca. Vi lascio pensare la scena che successe: chi sa cosa mi avrebbe fatto se avesse potuto suppore che ero stato io la causa di tutto quello sfacelo! Ma a me nulla poteva dire: e io, serio serio, faceva finta di compatirlo e chiamai un facchino a ripulirlo che aveva il collo e le spalle tutte imbrodolate.
      All'altra canaglia, gli giocai un tiro meno sporco, ma quasi quasi più feroce, e questa non la voglio raccontare, perchè dovrei chiedere a un macellajo di Firenze il conticino che gli feci pagare di due magnifiche corna, che racchiuse in una scatola, gli feci pure spedire da Firenze: e chi gliele spedì fu il marito della Marietta - Eugenio Verdelli - messo su e d'intesa con me, per una lira....
      Voi direte - puritani della morale, - che queste sono azioni abbiette che non si fanno. Sta bene: avete ragione e io ho torto (voglio dire ebbi torto); ma non erano abbiette, malvage, assassine le azioni che ci facevano que' due torturatori che si pappavano stipendi da rimminchionire, e ci multavano con crudeltà infinita, mentre i nostri stipendi a malapena ci permettevano di vivere con scarsezza da affamati?


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





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