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      E così fu, infatti: non è vero - soave Lauretta? Ma quanti dolci sospiri e tremolii di voce e schianto al tuo cuoricino adolescente, quella sera che, partendo per sempre da casa tua volli rivederti e salutarti!
      Era una buja e tenebrosa notte: il mio Aristide m'accompagnava per quelle strade, sonore dei nostri passi affrettati: la campana della vicina chiesa dei Cappuccini dava i mesti rintocchi della mezzanotte, e tacevano in cielo le stelle, gli uomini in terra; nessuno di noi parlava; provavamo un'emozione diversa; l'amico mio caro, chi sa, nella sua anima onesta, dolorava che la Lauretta sua soffrisse; io, meditavo lo spietato destino che condannava il mio cuore dietro un amore che mi sembrava divino, irraggiungibile; arrivammo; Aristide battè dei colpi, molti, col batacchio d'un portone, in un vicolo bujo e stretto. S'udì aprirsi l'impannata d'una finestrella, appare una mano con una candela, poi un viso - quel visino -; vidi la mano fare schermo alla fiammolina di luce e una vocina gridò: - Vengo.
      Scese come una rondine; mi stese la mano; pronunziò, con voce tremula (o a me parve) due parole banali; le presi quella mano; la serrai nella mia e cercai invano quegli occhi che tante volte s'erano fissati confidenti e fiduciosi, e forse sperando, ne' miei!
      Addio Lauretta, onesta e gentile: addio. Possa il cielo, possa la vita, possa l'affetto dei tuoi figli averti resa felice. Oh quante, infinite volte, la tua immagine leggiadra, i tuoi occhi pensosi, il tuo bel parlar romanesco, - così caldo e simpatico - hanno rianimato questo povero cuor mio, nei suoi ineffabili dolori; vicino o lontanissimo, in patria, fuori di patria, ovunque io ramingai ne' lunghi anni della mia avventurosa e fluttuante esistenza; il visino tuo mesto, dolce, calmo, sereno, paziente; con la tua figurina di madonna, di vergine, di fanciulla, sempre tornarono a farmiti benedire, sempre mi recarono la emozione nostalgica dell'ultimo saluto, quando - purtroppo ineluzibilmente, inevitabilmente - dovetti darti quell'addio, che ti separava, per sempre da un uomo indegno di te.


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





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