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      .... - Qui il giovinotto, - siagli resa giustizia, - confermò la verità sacrosanta, dicendo che realmente aveva detto quelle parole, ma scherzando: per finirla, il delegato, ci rimpaciò tutti; me la cavai con una paternale, e chiudemmo il patto andando tutti a bere la gazzosa a un chiosco vicino.
      Ma il buon Aristide, non s'era riavuto ancora! gli parve così madornale, così violenta, così - diciamolo nel suo vero termine - così brutale il mio assalto rapido e sconsiderato che, per quanto mi giustificassi e dicessi e volessi dimostrar d'aver ragione, lui non me la dette e credo che, (se mai per ventura gli cadranno sott'occhio queste pagine), anche oggi dopo un mezzo secolo che c'è passato sopra, tentennando il capo e ridicchiando con quel suo risettino all'angolo sinistro della bocca, dirà come mi disse allora: - Benedetta la furia, benedetto il carattere. - Sì è vero; non si deve lasciarsi cogliere dagl'istinti brutali della passione; non si deve menar le mani mai, specie per cause tanto ridicole e lievi..... l'educazione, il galateo, il rispetto di sè stessi...; è giusto e bello che il mio Aristide, caratterino morigerato e timido, tirato su fra quattro spilli e fra le sottanine della mamma e quelle de' preti, paresse strana, sconveniente, audace e brutale la terribile punizione che inflissi a un uomo più grande, più vecchio, più forte, di me, ma domanderò: - È giusto passar dinanzi a' pacifici cittadini e prenderli in giro, offenderli, rider loro sul muso, sbeffeggiarli? m'accorsi che, da quel giorno, il mio Aristide, al quale volevo un ben dell'anima, mi teneva un po' il broncio e mi parve che il suo affetto scemasse di tanto, di quanto agli occhi miei mi figuravo d'essere inomitoio i Misteri dei temperamenti; dirà il lettore.


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





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