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      - Cosa diamo ai signori? Spaghetti, maccheroni, una mista, una zuppa alla santè?
      - Bravo - faccio, - porta una zuppa alla santé, brodosa con di molto pane, e Dio te ne rimeriti in paradiso.
      - Due Santè - ai signori beh!.... Tonino, carica brodo!
      Quella mattina non m'andava roba pesa, e un buon brodino m'avrebbe rimesso lo stomaco: arrivano le tazze fumanti e cominciamo a mangiare.
      Era una minestra che non avevo mai sentito d'uguale; untosa e grassa, con de' pezzi di pane rimesso e certi spinaci duri e secchi che parevano foglie di carciofo: era bujo fitto alla tavola dove c'eravamo messi noi, in un angolo nero e fetido. Mi vien voglia di vedere un po' che roba ho davanti e accendo un cerino guardo in quell'oceano di sargasso pieno di roba innominabile.
      Lettore tienti lo stomaco! Tiro su una cucchiajata di quella bobba e ti vedo.... un centinajo almeno di mosche in guazzetto; un vero cimitero; una pappa di quei viscidi e ripugnanti insetti, come se l'oste ne facesse una caccia speciale per quel genere di minestra. Guardo l'amico: doventò cadaverico; è più facile immaginarvi quel che successe che scriverlo!
      Bravo oste per Dio! Tu devi essere un pronipote di non mi ricordo più quale imperatore, se Diocleziano o Caligola, che passava le giornate a chiappar mosche! Agguanto il cappello, e via come una saetta, senza manco aspettare l'amico. Mi ci volle del buono e del bello a scordarmi di quella famosa zuppa alla Santè e tutte le volte che la Sora Nena m'offriva un brodo, sebbene sapessi che costì si mangiava pulito, non ci fu verso che potessi riadattarmi a vederlo nemmeno da lontano.


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





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