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      Era questi il vero tipo di gentiluomo: mi stette a sentire pazientemente; non si risentì quando, nella foga e nel trasporto dell'animo sdegnato, la mia voce s'alzò fino a raggiungere il diapason degli acuti e delle strida: ebbe compassione della mia giovinezza? comprese che non aveva dinanzi un volgarissimo soggetto indegno d'esser ascoltato? Chi sa? mi promise che s'impegnerebbe a farmi riammettere immediatamente come lui disse con forza e convinzione: - sia moderato e speri. -
      Il giorno dopo, un telegramma della Direzione mi riammetteva in servizio, ma mi traslocava.... per punizione!... a Napoli! Un trasloco, per punizione a Napoli; fate celia! Ero giubilante: prima di tutto, non avrei passato le Forche Caudine chiedendo scusa a un bastardo di prete come io lo consideravo sebbene comandasse con gradi di cavalierati ecc.; poi, me ne andavo in una città dove ero stato altra volta, e dove la vita trascorre perennemente circonfusa di luce, di canti e d'allegria. Sarei uscito dal tetro ambiente della Stazione di Roma, per rigodere le serene luci del golfo di Napoli, le melodie popolari della Marinella, la vita libera e movimentata delle macchine; insomma mi sentivo rinato e ingrandito agli occhi miei e degli amici.
      Sciolto oramai dalla catena pesantissima che mi teneva legato a un uomo indegno d'esser servito da me, ma con alcuni impegni sulle braccia, uno dei quali alcune lezioni che avrei dovuto interrompere a metà e che già erano state pagate; l'altro un lavoro di copiatura d'un'opera celebre, di cui ora parlerò: fui costretto a chiedere un permesso, motivandone le ragioni, che ottenni e che mi mise in grado di far onore al mio nome.


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





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