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      Peccato, che cinquant'anni fa le opere di Carl Dickens; di Thackeray, di Eliott; di Meredith, di Morris, non fossero quasi note e solamente si riversasse sull'Italia un diluvio di novelle e di romanzi d'oltr'alpe, il cui unico ideale è l'adulterio, la seduzione, e il sacrificio costante del pudore e della virtù.
      Ricorderò sempre con profondo dolore e con infinita nostalgia, le passeggiate che facevamo le domeniche al Viale de' Colli e i lunghi ragionari che tenevamo sui nostri studi e le nostre speranze: quali? nè Margherita, nè io le conoscevamo; perchè i giovani, nella imprevidenza loro, (che è una felicità e un male al tempo stesso) vedono la vita come se fosse eterna e si distendesse infinita dinanzi; di Virginia, mai un accenno; quel tasto era, per me, altrettanto sordo quanto lo era per Margherita quello dei suoi reconditi segreti. E ciò fu male, perchè, purtroppo doveva un giorno avvenire la tragedia, impensatamente, a spezzare un cuore e uccidere un'anima
     
     *

      * *
      Fu in cotest'epoca che conobbi; e che mi furono compagni di lavoro, due amici a me assai cari per alcuni anni; uno de' quali prenderebbe poi un posto principalissimo nella mia vita, che ne sarebbe anzi il crudele distruttore, raccogliendo il fardello delle mie pene, per alleggerirsene assai presto però, come colui che, trovato per un sentiero fiorito un cesto di fiori, lo solleva da terra, lo porta per alcun tempo con sè, ma presto, il tedio dello sbiadito profumo, gli fa gettar lontano il cesto dei fiori appassiti che in sul primo gli eran sembrati purissimi, freschissimi, immarcescibili.


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





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