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      Io desidero che voi non vi troviate mai a dover far coraggio a un disperato; ma in caso che vi succedesse, date retta a me, non dite nulla e lasciate che la natura faccia da sè il suo ufficio. Il vero dolore, quando è sentito sul serio, fa ammutolire, e inchioda l'individuo, e secca le sue lacrime, lo paralizza; e quanto più grande e terribile è l'angoscia, più lunga e silenziosa è la tragedia d'un'anima. Se vedete che il colpito da una sventura, si butta via, cade in isterismo, singhiozza e piange come una cascata d'acqua d'un mulino, dite pure che costui fa la commedia. Lo strapparsi i capelli, chiamare Iddio, le madonne i santi... tutte commedie da ciane; domani non sarà altro.
      La mia povera donna rimase pietrificata; mutò di colore, divenne un cadavere; dimagrò come a un tratto....
      Avevo quella sera in ufficio (generalmente sceglievamo di far sempre la notte insieme, con i messaggeri che ci andavano più a genio, e che c'ispiravano più simpatia e amicizia), un tipo ameno, vero romano di Roma anzi Trasteverino, che si chiamava Luigi Placidi: codesto tipo aveva una parlantina romana buffonesca che pareva proprio di sentir parlare i personaggi di Gioacchino Belli in carne e ossa; ce la dicevamo tra noi ammirabilmente; prima di tutto perchè non poteva soffrire i preti e li metteva in croce più di me; e poi anche a cagione d'una manía stupefacente che egli aveva di ricavar - come diceva lui - la cabala del lotto: aspettava la mezzanotte, cioè dopo aver preparato il pacco delle zone; consegnati gli ultimi dispacci; finita la sua brava pipata, preso il caffè con me, (che andava a prendere al Buffet del Palianì) e poi cacciato fuori di tasca un taccuinaccio unto e bisunto co' corni tutti spuntati e mezze pagine lacere, si metteva in un canto d'un tavolino a preparar la giocata per il sabato mattina.


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





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