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      Aveva indole allegra e vivacissima. Lo si poteva dire un cattivo soldato, ma era un abile matematico, un eccellente disegnatore, espertissimo di tutte le scienze attinenti alla guerra; e, cosa straordinaria in ogni classe d'uomini, doppiamente straordinaria fra militari, era uomo eccezionalmente onesto.
      Un'avventura successami due anni prima, per la quale io aveva arrischiata la mia vita con un'estrema temerità, e l'aveva avuta salva in modo singolarissimo - avventura troppo impressa nelle mie memorie, perché mi giovi l'affermarla ora su queste pagine - mi aveva creato nell'esercito una specie di strana reputazione; la mia malattia, i miei casi avevano contribuito a circondare il mio nome di un prestigio in parte lusinghiero, e a risvegliare un interesse affettuoso per la mia persona.
      Fu forse a tale prevenzione che io fui debitore dell'accoglienza amichevole che ricevetti dal colonnello.
      - Noi ci troviamo qui - diss'egli dopo avermi parlato a lungo di molte cose - come fossimo in un villaggio di Barberia; siamo poco meno che tra i Pellirosse. Dubito se avrete trovato un alloggio dove acconciarvi onestamente e comodamente.
      - Sono tuttora all'albergo - io dissi.
      - All'albergo! E come vi avete mangiato?
      - Non so...; parmi pessimamente.
      Il colonnello sembrò un poco meravigliato di quel mio dubbio; guardò il suo orologio, e riprese:
      - Non mancano che pochi minuti alle cinque. Vi invito a pranzare con me, in mia casa, accettate?
      - Accetto - risposi io inchinandomi.
      Dopo qualche istante uscimmo.


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Fosca
di Igino Ugo Tarchetti
pagine 213

   





Barberia Pellirosse