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      - Beneficare! - interruppe essa - ho provato. Ho gettato i miei gioielli e i miei abiti di seta dinanzi ad una folla di infelici che mi laceravano il cuore collo spettacolo della loro miseria. È dolce, ma non basta. L'esistenza non può essere tutta un sacrificio. La pietà non è che amore passivo, amore morto.
      - È però sempre un aspetto dell'amore - io dissi - né lo possiamo credere un affetto solitario se lo vediamo ricompensato dalla gratitudine.
      - Credo piú presto alla gratitudine dell'amore che a quella del beneficio - rispose ella.
      Io tacqui. Successe un istante di silenzio. Ad un tratto - o volesse ella vendicarsi dei tentativi che io aveva fatto per deviare la conversazione da quel soggetto, ora che me ne vedeva infervorato, o si dolesse realmente d'esservisi lasciata andare - proruppe in uno scroscio di risa, e disse:
      - Sono pazza io! In che discorso vi ho mai trascinato! Capisco che con me si può camminare impunemente anche su questa china sdrucciolevole; ad ogni modo... È molto tempo che siete arrivato qui? Avete veduto tutta la città? Vi piace?
      - Da pochi giorni... e ho girovagato un poco per le vie. Sono del parere di vostro cugino...
      - Un paese di Barberia?
      - E di Pellirosse!
      Sorridemmo tutti e due, e credo l'una e l'altro per cortesia.
      - Siete stato al giardino?
      - Una volta.
      - E al castello?
      - Vi è un castello?
      - Diamine! Avete visto il paese ad occhi chiusi. Ho pregato mio cugino di condurmivi stasera. Se volete farci l'onore di accompagnarci...
      - Molto volentieri, ve ne ringrazio - e diceva la piú solenne menzogna del mondo.


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Fosca
di Igino Ugo Tarchetti
pagine 213

   





Barberia Pellirosse