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      Il suo volto era tutto pieno di lacrime.
      - Mi disprezzerete! Ebbene, non importa; purché mi soffriate, purché mi permettiate di vedervi, di dirvi il mio amore, di raccontarvi i miei patimenti, di piangere con voi. Se non l'avessi confessato io che vi amava, voi non me l'avreste detto mai, nessuno me l'avrebbe detto perché hanno tutti orrore di me. Oh, abbiate compassione! amatemi, amatemi; si ama un cane, una bestia... e perché non amerete me che sono una creatura come voi?...
      (Mi ricordo ancora di queste parole terribili: «si ama un cane, una bestia...».)
      - Alzatevi, alzatevi - io le dissi con voce tremante. - Le vostre parole mi turbano, mi straziano il cuore. Calmatevi, ricomponetevi. Ora, lo vedete, io debbo partir subito, non posso dirvi tutto ciò che vorrei. Il vostro affetto mi commuove, la vostra simpatia mi lusinga... veramente... ma ora... Vi scriverò da Milano, vi scriverò lungamente, subito... vi dirò tante cose; datemi un indirizzo, un nome...
      - Il mio nome di ragazza?
      - Avete marito?
      - L'ebbi.
      - (Mio Dio!)
      Mi diede un indirizzo.
      - Mi scriverete davvero? - diss'ella col volto raggiante di gioia - davvero? - mi scriverete? Oh grazie, grazie!
      - Non ne dubitate, domani stesso. Ora restate qui, siete agitata, potrebbero indovinare...
      Mi accompagnò fino alla soglia dell'uscio, mi guardò con tenerezza ineffabile, mi stese le mani, mi baciò un lembo dell'abito, tornò a ripetere:
      - Grazie, grazie della vostra pietà! Pregherò per voi. Siate benedetto! siate benedetto!
      Uscii col cuore lacerato.


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Fosca
di Igino Ugo Tarchetti
pagine 213

   





Milano Mio Dio