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      - Ma sí, - diss'egli impazientemente - di una cosa e dell'altra. La sua vita è attaccata a un filo, la sua salute è cosí cagionevole che basterebbe un lieve sforzo di volontà ad ucciderla, come ne basterebbe uno contrario a salvarla. Non posso farmi comprendere di piú da voi, non siete medico, e d'altronde questo caso è quasi anche fenomenale in medicina. Vorrei che mi credeste ciecamente. Quella donna non aveva certo una vita assai lunga d'innanzi a sé - si tratta d'un male inguaribile - ma se tranquilla, se calma, avrebbe potuto vivere forse ancora qualche anno. La passione che ha concepito per voi, il dolore e l'umiliazione del vostro rifiuto saranno forse sufficienti a cagionarle la morte. Vediamo talora le stesse cause produrre effetti ancora piú pronti in costituzioni sane e robuste.
      - Le stesse cause! - ripetei io - ma credete realmente che ella abbia sentito per me una di queste passioni serie e inguaribili? Credete che un amore appena concepito, appena confessato, non corrisposto, possa elevarsi in un attimo a questo grado di passione? Egli è che io non ho potuto comprender nulla del carattere di quella donna. Non riesco a spiegarmi la sua condotta, mi trovo di fronte a lei come di fronte ad un mito.
      - Che cosa vorreste capire del carattere di una creatura che vive continuamente sotto l'influenza di una malattia nervosa, la piú complicata, la piú assoluta, la piú fenomenale? Bisognerebbe che conviveste con lei dieci anni, per afferrare, nei pochi e rarissimi momenti di calma, il fondo vero e naturale del suo carattere.


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Fosca
di Igino Ugo Tarchetti
pagine 213