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      Coll'amore mi mancava tutto; quando non si è amate, la vanità non ha piú motivo di essere, l'ambizione non ha piú scopo, tutte le nostre piccole passioni svaniscono ad una ad una, come quelle che attingevano tutta la loro vitalità dall'amore, e non potevano sussistere senza di esso.
      Mi abbandonai con furore alla passione del meditare e del leggere - passione che non mi ha lasciata piú da quel tempo - e vi trovai qualche conforto, non foss'altro quello di dimenticarmi a tratto a tratto, e di sollevarmi sulla triste realtà che mi circondava. Ma la lettura è fatale in ciò, che quella dimenticanza apparente ci ripiomba ancora piú disarmati nelle memorie che tentavamo dimenticare; che l'idea fissa dalla quale sembra distoglierci trova invece mille conferme, mille argomenti di essere, nelle pagine medesime che leggiamo. Portare le passioni nella solitudine è lo stesso che volerne essere dominati. E poi, non è la lettura, non è la solitudine che possono guarirci dell'amore, le donne non ne guariscono mai, le nature superiori ne muoiono.
      Non poteva sperare nulla dagli uomini, mi rivolsi a Dio; è ciò che noi tutte finiamo di fare; se non che io l'aveva fatto troppo presto. Divenni religiosa; entrai in quel periodo di ascetismo sincero, esaltato, profondo, che tutte le donne di cuore, ancorché felici, hanno o tosto o tardi provato e superato. Mi pareva di poter dare cosí uno scopo alla mia vita. Nelle nature buone e generose l'amore non è egoista, egli non è tanto un desiderio di rendere felici se stessi, quanto un bisogno di rendere felici gli altri; non è spesso che una smania di sacrificarsi all'altrui felicità: ora mi pareva che il sagrifizio che avrei fatto a Dio della mia gioventú avrebbe dovuto soddisfare in qualche modo quella sete di amore che mi struggeva da tanto tempo senza rimedio.


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Fosca
di Igino Ugo Tarchetti
pagine 213

   





Dio Dio