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      Felice!
      Quel sacrificio che doveva legarlo maggiormente a me, sembrò invece allontanarmelo; e ciò era naturale, giacché non v'era piú possibilità di altre speculazioni a mio riguardo, né occorreva fingere piú oltre. Incominciai allora a comprendere qualche cosa del suo carattere e a tentare di resistere a quel bisogno di affetto ineluttabile che mi trascinava verso di lui; ma era indarno: io non poteva conciliarmi a quella fede, crederlo sí cattivo e sí infinto, non poteva cessare di amarlo. M'era fatta quasi una religione del mio amore, e mi ostinava ad abbassarmivi benché lo sapessi incorrisposto. Ogni cosa che ci costa molto la si ama, benché riluttanti; e nell'ostinazione di un dolore o di un sacrificio, vi è un'acre voluttà che è spesso altrettanto soave quanto la gioia.
      Poche settimane dopo questo ultimo avvenimento mi disse che attendeva da Venezia una sua cugina, che me l'avrebbe fatta conoscere, e l'avrebbe pregata di fermarsi a pranzo con noi; le facessi buon viso. All'indomani mi presentò diffatti una donna giovane e avvenentissima, cui volle che baciassi e trattassi con intimità pari alla sua. Non sospettai di nulla, e fui lieta della compagnia di quella sconosciuta che era venuta ad interrompere per un istante la tediosa monotonia della mia vita. Mi parve che quella donna mi ponesse affetto, e provasse un interesse singolare per me. Ricevetti nel giorno seguente un suo biglietto, in cui mi diceva:
      Devo parlarvi di cose che riguardano il vostro avvenire, vi aspetterò in mia casa (via Borgo Nuovo, N. 7). Che vostro marito nol sappia, o tutto sarebbe inutile.


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Fosca
di Igino Ugo Tarchetti
pagine 213

   





Venezia Borgo Nuovo