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      Povera creatura! mi avete fatto compassione: ho detto tra me stessa: "Le dirò tutto", e vi ho scritto di venire. Tornate a casa vostra, credete a me; quell'uomo vi farà morire; non siete voi quella che possa resistergli; colla vostra salute, col vostro carattere. Io ne ho riso, io non sono donna da lasciarmi malmenare cosí, ma voi! Ho voluto dirvi tutte queste cose. Ho fatto una buona azione e mi sono vendicata, sono contenta.
      Nel tornare a casa lo trovai che scendeva le scale.
      - D'onde venite? - mi chiese egli con asprezza.
      - Da vostra cugina; - risposi io - ella mi aveva mandato a chiamare per raccontarmi tutto ciò che sa di voi e per darmi alcuni consigli in proposito.
      - Va bene! - diss'egli aggrottando le ciglia - lo aveva preveduto. Che sciocca!
      - Non avete a dir nulla a vostra giustificazione?
      - Nulla. Immagino che ella vi avrà detto la verità. Venite nella mia stanza, e ne parleremo.
      - Voi sapete dunque tutto; - diss'egli - non me ne dispiace; quella donna, a pensarci bene, mi ha reso un servizio. Sarò sincero con voi. Mi doleva d'ingannarvi piú oltre. Se un uomo che vende la sua bellezza, come la vendete voi tutte, è un cattivo soggetto, io ne sono uno pessimo... Ma ciò non ha a che fare; è questione di apprezzamento. Fra me e voi è corso un contratto. Voi mi avete dato il vostro danaro, io vi ho dato la mia avvenenza, la mia gioventú, il mio talento. (Non voglio mancarvi di rispetto in questo istante, ma voi sapete, Fosca, che non siete bella). Eravamo pari: ebbene, abbiamo vissuto insieme undici mesi, il nostro commercio andava bene.


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Fosca
di Igino Ugo Tarchetti
pagine 213

   





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