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      Io vi farò ottenere una licenza col pretesto che la vostra malattia lo esige. Fra due giorni potrete partire. Vi terrò informato di tutto. Vedremo in appresso ciò che si potrà fare, prenderemo consiglio dagli avvenimenti. Acconsentite?
      - Con tutta l'anima - io risposi.
      E due giorni dopo andai ad accomiatarmi dal colonnello, cui dissi:
      - Vengo a salutarvi in ufficio, perché non avrei piú tempo di venire stassera in vostra casa; è tardi e devo apparecchiare per la mia partenza; scusatemi presso vostra cugina, io partirò domani all'alba.
      - Diavolo! - esclamò il colonnello - mi dispiace che ve ne andiate cosí per tempo; ma per altro lato... quando si tratta di lasciare un paese come questo, un paese di Tartari, di Pellirosse... capisco.
      E mi strinse e mi scosse la mano con una ruvidezza piena di affetto.
      Quanto mi faceva male ingannare quell'uomo!
      XL
     
      Quella notte non dormii; passai circa sei ore, assopito, sopra una seggiola a bracciuoli, vicino al focolare, coi piedi incrociati sul paracenere, pensando e fantasticando alla luce della fiamma del caminetto. Le idee piú dolci e le piú tristi si succedevano senza posa nel mio cervello, si urtavano, si mescevano senza lasciarmi un istante di pace. Agiva io umanamente nell'abbandonare Fosca in quel modo? Era leale, era onesto quel fuggire cosí da lei, quell'ingannarla in tal guisa? Era sovratutto prudente? Nulla di tutto ciò; né io poteva mettere in calma la mia coscienza, né almeno tenermi certo che questa risoluzione non avrebbe compromesso il nostro segreto.


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Fosca
di Igino Ugo Tarchetti
pagine 213

   





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