Pagina (173/213)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Fate quell'apprezzamento che volete di questa mia mediazione, che vi costringo a subire; io ho coscienza di compiere un dovere. Me ne ringrazierete piú tardi.
      E uscí prima che nella mia titubanza avessi trovato parole per eccitarlo e per distoglierlo da questo disegno.
     
      XLII
     
      Io vorrei tacere qui di quegli ultimi giorni che passai con Clara a Milano; non vorrei evocare dalle oscure profondità delle mie memorie che i soli dolori - giacché l'evocarne le gioie è compito assai piú triste e difficile - il mio cuore non conosce piú la via delle gioie, esso ne ha dimenticato il linguaggio! - ma come non ricordare quegli ultimi baleni di felicità che hanno rallegrato la nostra esistenza? I primi piaceri non sono meno dolci degli ultimi, ma non si rammentano con la stessa trepidazione. Allora se ne speravano altri, e piú frequenti, e piú grandi; la gioventú, la fortuna erano per noi; v'era ancora tempo a saziarsene, ma adesso!... sono le ultime gioie quelle che si rammentano per tutta la vita, quelle che il cuore ha legato a sé colla stessa superstiziosa religione con cui vi ha legato la memoria di un estinto. Non sono i piaceri che incominciano quelli che si rimpiangono, sono quelli che finiscono.
      In una natura dove tutto muore, dove tutto ci sfugge, le cose piú dilette sono quelle che abbiamo perduto. La fortuna ci fa parere piú cari gli oggetti che ci toglie, di quelli che ci dona, ed è forse cosí che ci riconcilia lentamente con l'idea della distruzione e della morte; nondimeno tristi quelle cose di cui esclamiamo: sono le ultime!


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Fosca
di Igino Ugo Tarchetti
pagine 213

   





Clara Milano