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      Non aveva mai veduto Clara sí pallida. Come era bella cosí, come era bella!
      Ella aveva i piedi tutti bagnati.
      - Levati i tuoi stivalini - io le dissi.
      Non voleva.
      - Ti ammalerai. Ubbidiscimi, te li leverò io.
      Mi lasciò fare, benché quasi con dispiacere. Le sue belle calze erano anch'esse bagnate; glie le slegai, glie le tolsi; ho veduto i suoi piedini nudi, piccoli, torniti, rosati; li ho riscaldati tra le mie mani.
      La sera ci ha raggiunti lí, vicini al fuoco. Avevamo passato tre ore nelle braccia l'una dell'altro. Ella non aveva mai posto tanta dolcezza ne' suoi abbandoni. Perché era cosí mesta? Perché non sapeva dividersi da me? Perché è tornata indietro per baciare l'uscio della nostra camera? Io torturo inutilmente il mio cuore con queste domande.
      Ha dimenticato qui la sua crocetta di brillanti: la porterò con me, glie la restituirò ritornando.
      Scrivo un istante dopo che ella è partita; guardo con tristezza la sedia su cui si è seduta, e guardo gli ultimi tizzi del focolare che si spengono. Non l'ho amata mai tanto come oggi. Oh! che sarebbe di me senza quella donna!"
     
      XLIV
     
      L'indomani era la vigilia di Natale: avevo detto a Fosca che per quel giorno sarei ritornato, e tenni la promessa. Un biglietto del dottore che trovai nella mia stanza mi diceva:
      So che ella vi aspetta a pranzo qui. Se vi verrete (e non farete male a venirvi) direte al colonnello e agli altri che non siete ancora partito, che una lieve indisposizione vi ha obbligato a rimanere. Io sarò là a farne fede. Immagino che non avrete paura di aggravare la vostra coscienza con questa menzogna inevitabile


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Fosca
di Igino Ugo Tarchetti
pagine 213

   





Clara Natale Fosca