Pagina (12/168)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Quei due giovani erano fratelli, pellicciai di mestiere, tra i pił facoltosi cittadini di Milano, citati siccome modello di fraterna amicizia. Il pił giovine, debole e malaticcio, fu tra i primi ad esser colto dal contagio, e il maggiore portatolo fuor di cittą, com'era prescritto, non scostossi un istante da lui finchč non l'ebbe veduto salvo. Allora, siccome lo sfinimento prodotto dal morbo richiedeva cibi pił succulenti e la carestia aveva fatto ascendere i mangiari a un prezzo enorme, vendette, come meglio potč, le sue pelliccie e perfino le masserizie per cavarne danaro; ma presto ridotto al verde, usciva il mattino intanto che il fratello dormiva, e con certi lacciuoli ingegnavasi di pigliar qualche lepre spinta dalla fame fin sotto le mura della cittą. Cosģ erano campati entrambi fino al finir dell'ottobre, nel qual tempo pubblicatosi l'editto, vennero presi e condannati, l'uno per aver cacciato, l'altro per aver mangiato quelle lepri. Ora il fratello maggiore, che accusava sč della morte di entrambi, addoloravasi oltremodo e veniva sostenendo e confortando quell'altro colle pił soavi parole, e quando furono al punto di dover essere divisi, pregņ che gli concedessero di accompagnarlo fino a pič del patibolo. Dove giunti, furono tanti e sģ teneri gli abbracci, e le parole cosģ tristamente affettuose, che la moltitudine commossa non potč pił contenersi e si dič altamente a singhiozzare. Forse in altri tempi quello spettacolo avrebbe destato una subita indignazione e levato il popolo a sommossa; ma allora gli animi infiacchiti dalle calamitą e dall'oppressione non potevano dare altro che lagrime.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La cą dei cani. Cronaca milanese del secolo 14.
cavata da un manoscritto di un canattiere di Barnabo Visconti
di Carlo Tenca
Editore Borroni e Scotti Milano
1854 pagine 168

   





Milano