Pagina (18/168)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Stefano avrebbe voluto chiederla al padre, ma oltrecchè poca o nessuna relazione esisteva tra loro, trattenevalo il pensiero d'un rifiuto, perchè di solito accadeva che i matrimonj si facessero tra persone della stessa corporazione, e quanto a ciò, armajuolo e pellicciajo erano come diavolo e acqua benedetta. Tuttavia il caso volle che Stefano rendesse un piccolo servigio al padre della Cecilia; sicchè inanimito si fè coraggio a chiedergliela in isposa. Alla qual domanda il padre rispose più mansueto di quel che sarebbesi aspettato, ch'egli era vecchio e omai presso a morire, che i tempi erano grami e tristi e più favorevoli all'armi che al commercio, e la sua figliuola aveva bisogno di uomo che sapesse proteggerla contro le violenze dei signori; perciò l'avrebbe data a colui che nella vicina prova avesse guadagnato tutti i premii. Udito ciò, l'armajuolo partì giubilante e tutto pieno di speranza, e preparossi alla giostra. In que' dì appunto si facevano grandi feste in Milano pel matrimonio di Marco Visconti con Elisabetta di Baviera, e il popolo siccome era uso di quei tempi, oltre i soliti spassi, soleva darsi quello dei giuochi pubblici e delle giostre, spasso che costava molte volte a chi un occhio, a chi un braccio, a chi perfino la vita. L'armajuolo presentossi tra i primi nello steccato, leggero e brioso come un puledro, e memore delle tante prove da cui era già uscito vincitore. La fortuna gli arrise dal principio alla fine, talchè gridato vincitore di bel nuovo, potè ricevere dalla mano stessa della Cecilia la corona guadagnata, e stamparle un bacio in fronte, il qual bacio fece arrossire come bragia la fanciulla.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La cà dei cani. Cronaca milanese del secolo 14.
cavata da un manoscritto di un canattiere di Barnabo Visconti
di Carlo Tenca
Editore Borroni e Scotti Milano
1854 pagine 168

   





Stefano Cecilia Milano Marco Visconti Elisabetta Baviera Cecilia