Pagina (36/168)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Tonio e Martino si guardarono in viso istupiditi, e nel momento non trovarono fiato per pronunciare una parola. La Cecilia s'era ritratta in un canto e singhiozzava. Finalmente quando i due garzoni ebbero ripigliato alquanto animo, Martino cominciò a dire:
      - Udite, messer Stefano: già a fuggire e ad essere impiccati siamo sempre in tempo, e la cosa non è poi tanto disperata che non possa aver rimedio. Da oggi al dì della mostra ci passano ancora tre giorni, e in tre giorni il cane può guarire. Le bestie non sono mica come noi cristiani, che quando le ci toccano le malattie, bisogna tenersele in corpo per dei mesi. Facciamo una prova. Io andrò al Carobbio a cercare della vecchia Marta, voi la conoscete, l'indovina che sa tutti i pianeti delle persone, e che sarebbe in grado di dire al Duca quanti peli ha sulla faccia, o quanti peccati ha sull'anima, che già son lì quanto al numero. Ella, che è anche medichessa, avrà qualche erba od empiastro da risanare il cane, o per lo meno ci potrà dare qualche buon suggerimento. Che vi pare, messer Stefano?
      - Tu hai ragione, per Dio, guardate se non ci ha da cadere in mente prima d'ora? Se la vecchia Marta ha guarito tanti cristiani, come io ho capelli io capo, perchè non potrà essa guarire un cane? Va tosto, figliuol mio, e fa di indurla a venir qui,
      - In due salti vado e torno. Tonio, non vuoi accompagnarmi?
      - Io, neh? non mi ci prendi per questa volta. Tonio a casa d'una strega? Tra i due malanni preferisco di cadere nelle mani del Duca. In questo affare fa conto ch'io sia morto.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La cà dei cani. Cronaca milanese del secolo 14.
cavata da un manoscritto di un canattiere di Barnabo Visconti
di Carlo Tenca
Editore Borroni e Scotti Milano
1854 pagine 168

   





Martino Cecilia Martino Stefano Carobbio Marta Duca Stefano Dio Marta Duca