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      Tanto in quell'età rozza e materiale i dolori del corpo prevalevano su quelli dello spirito. E la nostra vecchia ad accoglierli ciascuno, a dare consolazioni e rimedii, a dicifrare le linee della mano e col pretesto di predire il futuro a interrogare e venir in chiaro di tutti i fatti del vicinato. I quali fatti poi per quali orecchie entrassero e da che bocche fossero ripetuti, non è mestieri dirlo; e come se ne giovassero quei tristi, a cui importava conoscerli, lo sapevano i poveri cittadini, che cadevano loro nelle mani.
      Nè è maraviglia che in tempi così violenti e pieni di sospetto esistessero esploratori anche nelle più basse condizioni del volgo. Anzi appunto allora che i costumi non erano raggentiliti come adesso, e la politica era un'arte sconosciuta, l'aver posto gli occhi addosso a persona così popolare di nome e così addentro nei segreti d'ogni famiglia, era raffinatezza bell'e buona e al di sopra dei comuni artifizii. Come poi vi si fosse acconciata la Marta, la quale in altri tempi aveva dimostrato pensieri di natura affatto contraria, fu sempre un mistero per tutti, e la stessa nostra cronaca lo tace. Forse fu il dispetto di vedersi sì mal corrisposta dei beneficii da lei fatti altrui, forse la tenerezza per la sua pelle, che poteva un dì o l'altro essere pascolo alle fiamme, forse, che so io? la rabbia di vedersi disegnar sul viso la prima ruga, senza aver mai trovato un po' di marito. Il fatto è ch'ella vi si era acconciata, e bisogna dire che non le sembrasse una vita sì grama, perchè fin da quando era fanciulla la Cecilia, il che vuol dire una dozzina d'anni addietro, ella faceva baldoria la notte coi cagnotti della corte, e quel gran chiaro che vedevasi trapelar dalle imposte, e quegli strani rumori che la gente credeva opera di Balzebut, erano i segnali dello stravizzo che tenevasi in sua casa.


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La cà dei cani. Cronaca milanese del secolo 14.
cavata da un manoscritto di un canattiere di Barnabo Visconti
di Carlo Tenca
Editore Borroni e Scotti Milano
1854 pagine 168

   





Marta Cecilia Balzebut