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      E noi li lasceremo con buona pace di essi e dei lettori ai quali sarà già venuto a noia la compagnia di costoro. Chi poi arricciasse il muso perchè abbiamo speso tante pagine intorno ad un cane e l'abbiamo fatto l'eroe di questo capitolo e diremo quasi di tutto il racconto, la pigli col cronista, dal quale abbiamo cavato il fatto, la pigli coi tempi, colle consuetudini, col suo cattivo umore, se vuole, non già con noi. Se vi penserà a mente riposata, verrà anch'egli nella nostra opinione, che fra tanti personaggi scelti a protagonisti d'un racconto, quello dell'alano di Barnabò non è nè sarà la peggiore delle creazioni.
     
     
     
      IV.
     
      Era riuscito poco dianzi Barnaba con inestinguibile odio del popolo, molto più acerbo e più crudele di sè stesso, nè la vecchiezza mollificava punto il suo duro e crudele ingegno; sì come quello che rapace per la povertà, aveva accompagnato il nome della sua infame avarizia con una terribile crudeltà.
      GIOVIO - Vita di Barnabò Visconti.
     
      Ora conviene che i nostri lettori si mettano in sul grave e lascino da parte gli sbadigli, perocchè la cronaca del canattiere diventa d'un tratto più austera, e per conseguenza anche il nostro racconto elevasi oltre lo stile ordinario e assume la dignità di storia. Trattasi nientemeno che di far conoscere ai lettori che razza d'uomo fosse quel Barnabò, il quale sebbene non abbia propriamente parte nella nostra istoria, tuttavia esercita sopra ogni più piccolo avvenimento un'immensa preponderanza, appunto come il destino in una tragedia di Eschilo o di Sofocle.


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La cà dei cani. Cronaca milanese del secolo 14.
cavata da un manoscritto di un canattiere di Barnabo Visconti
di Carlo Tenca
Editore Borroni e Scotti Milano
1854 pagine 168

   





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