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      Col favor di san Giovanni,
      La mattana non ci punge,
      Ogni sorta di malanniCi salutano da lunge,
      Sempre brilli, sempre in festaLa malìa non ci molesta.
     
      - Bravo Graffiapelle, bravo, la canzone! la canzone! gridarono tutti in coro.
      - Sapete voi, disse questi, che il Medicina vi ha aggiunti due o tre rispetti circa la faccenda dell'altro dì? Già m'ha sempre avuto ciera di capo strambo, ma da far canzoni poi... Bisogna dire che quegli occhi cavati, e quei cento capestri l'abbiano fatto andare in visibilio. Basta; udrete.
      - Suvvia, a te, intuona, che ti verremo appresso.
      - Ancora due bocconi, e mi sbrigo. Maladetti quei cani, questa mattina, fanno un guaire, uno strepitare che par che voglia subissare il palazzo. Basta, farem conto che sia l'accompagnamento del mandolino.
      Ciò detto, spinse lontano la pentola, si asciugò la bocca col rovescio della mano, e alzatosi in piedi colmò prima il bicchiere, il qual atto fu imitato da tutti i compagni; poi alzatolo fino al livello degli occhi, lo guardò alquanto con un sorriso suo particolare, e disse;
      - Proprio di quel che brilla, e che si cambia in sangue. Benedetta la cantina del Duca.
      E trangugiatolo d'un fiato, depose lentamente il bicchiere sulla tavola, poi strette le labbra, le fè scoppiettare come si farebbe per un bacio, ma con un suono più risoluto e più tenace, con quel suono che esce proprio dallo stomaco soddisfatto. Dopo il qual atto intuonò la prima strofa, la quale doveva essere ripetuta in coro da tutti.
     
      Ringhia, latra, fa baccano,
      Nobil razza di mastino,


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La cà dei cani. Cronaca milanese del secolo 14.
cavata da un manoscritto di un canattiere di Barnabo Visconti
di Carlo Tenca
Editore Borroni e Scotti Milano
1854 pagine 168

   





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