Pagina (69/168)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      All'intorno del cortile si aprivano i casotti e gli steccati, dentro i quali chiudevansi i cani, ed eranvi assicurati o co' guinzagli o colle musoliere: più addentro erano le stanze destinate alle razze, ed agli alani più pregiati. Gli altri vagavano liberamente pel cortile, e addestrati, com'erano, bastava un cenno, un'occhiata dei canattieri per tenerli in freno. Tutti insieme poi, specialmente nell'ora del cibo, facevano una maladetta armonia di guaiti, di latrati, di abbaiamenti, che era una dolcezza ad udirli. E questa era musica ineffabile per le orecchie del Duca.
      I canattieri al primo apparire di Barnabò eransi tirati in disparte, e col berretto in mano parevano attendere rispettosamente i suoi cenni. A vederli adesso umili e inchinati dinanzi a un'autorità maggiore della loro, un filosofo, se a' que' tempi ne fossero esistiti, avrebbe avuto campo di sciorinare un bel sermone sul nulla delle umane presunzioni. Ma il nostro cronista, che era canattiere pur esso, sebbene men ribaldo degli altri, era tanto valente in filosofia come lo speziale nel far tegole, sicchè si tenne pago al semplice mestiere di narratore, e ce li descrisse in questo atto e nulla più. Il Duca avanzossi lentamente alla volta di essi, e si diè a sguardare all'ingiro, a carezzare qualche cane di quei che vagavano nel cortile, a volgere domande sopra domande ai canattieri, intanto che costoro aprivano i cancelli, gli usci, e traevano pel guinzaglio o l'uno o l'altro dei cani favoriti.
      - Veda la signoria vostra, diceva lo Scannapecore, il quale siccome il più innanzi nella grazia del principe, pigliava sempre la parola per tutti, veda come sono nutriti e addestrati questi cani; è proprio una consolazione il vederli.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La cà dei cani. Cronaca milanese del secolo 14.
cavata da un manoscritto di un canattiere di Barnabo Visconti
di Carlo Tenca
Editore Borroni e Scotti Milano
1854 pagine 168

   





Duca Barnabò Duca Scannapecore