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      Finalmente, guarda e riguarda, cominciò a vedere la pezzuola che le copriva il capo, poi una ciocca di capelli grigi, poi la fronte arsiccia e rugosa, poi infine la fisonomia della vecchia Marta. Essa era là che gli sorrideva e gli accennava di accostarsi, e gli parve perfino di udire la sua voce e il brontolìo del cane che aveva seco. Quella vista gli porse tanto vigore, che sollevatosi d'un tratto, si trovò sano e lesto in piedi, e stropicciandosi le mani corse alla volta di quella casa. Ma oimè, che è, che non è? La finestretta non è più finestretta, ma una cornice vetriata, e la vecchia Marta ha dato il luogo a una Madonna dipinta in atto di aprir le braccia ai passeggeri. Certamente quel Luino del secolo XIV che dipinse quello sgorbio di figura umana, non sognò neppure ch'ella sarebbe stata da tanto da divenir viva e animata agli occhi di chi la guardasse; e la cosa parve strana anche al nostro armajuolo, perchè, rinvenuto com'era, non sapeva darsi pace di quell'inganno. Se non che, osservando ad occhi sicuri quell'imagine e mirando tuttavia quell'atto amoroso e soave, gli sorse una nuova tenerezza in cuore, talchè inginocchiatosi si diè a pregare fervorosamente. Nè quella preghiera gli tornò infruttuosa, perchè si sentì sull'istante l'animo più alleviato e più inchinevole alla speranza, e potè tirar innanzi il suo cammino con maggior risoluzione.
      Ma, entra in una casa, entra nell'altra, sale or questa or quella scala, fruga e rifruga, apre tutti gli usci, spia, interroga, nessun indizio di colei che cercava.


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La cà dei cani. Cronaca milanese del secolo 14.
cavata da un manoscritto di un canattiere di Barnabo Visconti
di Carlo Tenca
Editore Borroni e Scotti Milano
1854 pagine 168

   





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