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      Ciò detto, ricadde sulla seggiola e stette come assopito da questi pensieri. Però da lì a breve, le sue idee parvero ripigliassero il loro ordine naturale, perchè volto ai due ospiti, disse:
      - Non vi siete apposti male nel chiedere ricovero ed ajuto al povero frate: il mio pane intanto è diviso con voi, quanto al resto domani forse le cose cambieranno, se a Dio piace. Però datevi pace e fate di accomodarvi alla meglio nel mio letticciuolo: io passerò la notte nella chiesa. Padre Andrea, venite con me, chè ho gran bisogno di voi. Addio, Stefano, e anche tu Martino, che il Signore vi tenga entrambi nella sua santa custodia.
      - Amen, rispose Stefano, e che esaudisca i vostri voti: ormai non c'è più speranza che in lui.
      - Adesso e sempre, disse il padre Teodoro, e ripetuti gli addii, i due frati uscirono lasciando l'armajuolo e il garzone padroni intieramente della cella.
     
     
     
      VIII
     
      ALESSANDRO
     
      Ti pigli una gran sicurtà con me, frate, forse perchè hai veduto che quest'oggi sono in frega di perdonare, ma bada che tutta la tempesta potrebbe cadere su te. Che c'entri tu nelle cose del governo? tuo mestiero è di rendere consolazioni a quelli che ne hanno bisogno, di assordare le celle del tuo convento sino a tanto ch'io non ti mandi in malora insieme co' tuoi compagni; insomma le tue brighe devono essere intorno ai morti e non ai vivi. Il vostro tempo è pasato, e siete oramai ben conosciuti, e se seminerete ancora scandali; vi manderò tutti dove se n'è ito il vostro fra Girolamo Savonarola.
      Revere, LORENZINO DE' MEDICI.


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La cà dei cani. Cronaca milanese del secolo 14.
cavata da un manoscritto di un canattiere di Barnabo Visconti
di Carlo Tenca
Editore Borroni e Scotti Milano
1854 pagine 168

   





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