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      Questi frati sono pił ingordi che i farisei: pił ne hanno, pił ne vorrebbero avere. Ed io son tanto balordo da darne loro ad ogni momento. Ma sģ, adesso la cosa č cambiata, fa dir loro che vadano in pace.
      - Gliel'ha gią detto lo Sciancato, che per caso trovavasi gił abbasso, ma essi non vollero dargli retta, e battono sodo di voler favellare colla Signoria vostra. Anzi uno di loro č andato tant'oltre colle parole, che lo Sciancato aveva fatto mostra di dargli un sergozzone per fargli salutare la via colla faccia pił presto che coi piedi. Ma il frate si gli č parato dinanzi con tanta autoritą, e gli disse non so che parole, che colui non trovņ il coraggio di lasciar andare il colpo.
      - Poltrone! Orsł, va, e di' loro che non voglio udirli, e che partano alla malora prima che accada di peggio.
      Il Medicina scese all'infretta, e ritornņ tostamente con non migliore ambasciata.
      - Messer Duca, ei disse, bisogna proprio dire che abbiano il demonio in corpo, perchč giurano di non partirsi di qui se non hanno parlato con voi. Affermano di aver cose gravissime da dirvi, e mal per voi e per tutti se rifiutate di ascoltarli.
      - Che siano maladetti questi eterni seccatori! Fagli entrare adunque, e guai ad essi se le cose che hanno a dirmi non sono di tale importanza da farmi chiudere un'occhio sulla noja patita.
      Il Medicina discese un'altra volta, e il Duca sdrajato sbadatamente nel suo seggio, si dič di nuovo ad accarezzare il cane. I due frati, che i nostri lettori avranno gią indovinato chi fossero, entrarono in atto grave e solenne e si trattennero poco oltre al limitare.


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La cą dei cani. Cronaca milanese del secolo 14.
cavata da un manoscritto di un canattiere di Barnabo Visconti
di Carlo Tenca
Editore Borroni e Scotti Milano
1854 pagine 168

   





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