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      Il padre Teodoro veniva il primo e mostrava nel viso tutta l'inspirazione di un apostolo; il padre Andrea lo seguiva coll'aspetto docile e rassegnato di chi è guidato da una volontà superiore. Entrambi stettero un momento silenziosi, come per raccogliere le proprie idee prima di parlare; tanto che il Duca, al quale dava gran fastidio quella visita importuna, cominciò a dar segni d'impazienza, e non aspettò che aprissero bocca, per dir loro:
      - Mariuoli sfacciati! Su qual vangelo avete trovato che sia lecito penetrare a forza nelle case altrui e recar noja a chi non ne vuole? Parlate in vostra malora, e che vi si secchi presto la lingua.
      Il padre Teodoro alzò gli occhi al cielo e rispose:
      - Iddio, quando disse a Giona suo servo: Sorgi, e va a Ninive ad annunziare l'ira del Signore e la distruzione della città, affinchè le genti si convertano, non chiese se ai Niniviti sarebbe stata gradita o no la venuta di lui. E però gli disse, va, e non soffermarti nel cammino.
      - E fu appunto perciò, disse il Duca, che quel profeta di mal augurio dovette stare tre giorni nel ventre della balena, se è vero quel che dicono le scritture. E tu pure, o frate, corri rischio di tener compagnia per tre giorni ai topi ed alle lucertole, se non ti spicci tosto di quel che hai a dire, e non vai pe' fatti tuoi. Orsù, aggiunse il Duca, dimenandosi sul suo seggio con manifesti atti d'impazienza, lascia da parte questo tuo gergo da profeta, e vieni presto alla conclusione. Soprattutto guardati bene intorno, e fa conto che questo non è nè il presbitero nè il confessionale.


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La cà dei cani. Cronaca milanese del secolo 14.
cavata da un manoscritto di un canattiere di Barnabo Visconti
di Carlo Tenca
Editore Borroni e Scotti Milano
1854 pagine 168

   





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