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      - Ora, se tanto vi preme il papa, vi metterò innanzi io colui che è vero papa qui in Milano. Vedrete che egli è un dottore così sapiente da farvi star tutti a segno, sebbene non porti nè manto nè mitra. Quanto poi alla smania di predicare, vi farò innalzare una tal bigoncia donde potrete favellare alla moltitudine, se pur vi sarà chi voglia ascoltarvi.
      Il padre Teodoro in questo mezzo aveva incrocicchiate le palme sul petto e sollevati gli occhi al cielo in atto di celeste rassegnazione, intanto che il suo compagno col capo inchinato mormorava tra le labbra alcune preghiere raccomandandosi a Dio. Finalmente dopo dieci minuti di aspettazione, che al padre Teodoro passarono inosservati, assorto com'era nella sua estasi religiosa, ma che sembrarono un eternità al Duca ed al padre Andrea, giunse il Medicina con Girardolo della Pusterla, il quale era ministro e procuratore di Barnabò, e, a cagione del suo potere, veniva detto per soprannome il papa. Poichè questi fu entrato ed ebbe riverito il suo signore, il Medicina, avvicinatosi a Barnabò disse:
      - Messer Duca, i signori Lodovico e Rodolfo, vostri figli, vi attendono per partire. Nel salire gli ho veduti che son già a cavallo ed han seco trenta lance.
      - Va bene. Ora consegno a te, Girardolo, questi due scimuniti, che son venuti a predicare una nuova eresia al mio cospetto. Sbrigali tu, che t'intendi di teologia meglio di s. Basilio e di s. Agostino. Bada soprattutto che nei capi d'accusa debba entrare anche la noia che m'hanno data.


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La cà dei cani. Cronaca milanese del secolo 14.
cavata da un manoscritto di un canattiere di Barnabo Visconti
di Carlo Tenca
Editore Borroni e Scotti Milano
1854 pagine 168

   





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