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      In somma, fanne quel che meglio stimi, ch'io te li abbandono interamente.
      Ciò detto, Barnabò erasi mosso per uscire, ma il padre Teodoro, scosso improvvisamente dalla sua meditazione, gli si parò dinanzi quando fu vicino all'uscio, e sollevata la mano in alto, e rizzatosi su tutta la persona, così si pose a gridare:
      - Anatema a te, in nome del Signore onnipotente, destruet te Deus in finem, evellet te, et emigrabit te de tabernaculo tuo et radicem tuam de terra viventium.
      Nell'udire le quali parole il Duca divenne di bragia in viso e parve che gli schizzasse fuoco dagli occhi. Mosse un passo contro al frate e corse colla mano al fianco sinistro come per levarne un'arma: ma l'aspetto di Girardolo e del Medicina che gli si erano fatti vicini lo trattenne. Però, fissò gli occhi sul volto del frate, e veduto ch'egli aveva di nuovo innalzato i suoi al cielo con quella sua espressione dolce e rassegnata, fe' un gesto di dispregio e d'impazienza, e voltosi a Girardolo disse:
      - Sgombrami il cammino da questo poltrone, e prepara le legna davanti il palazzo. Voglio che entrambi siano abbruciati tostamente e che paghino il fio della loro ribalderia. Così anche tu avrai risparmiato la briga di esaminarli. Che fra un'ora sia tutto finito.
      Dopo di che uscì, e da lì a breve udissi lo scalpitare dei cavalli nel cortile e sulla via, e la voce dei cavalieri che disponevano la cavalcata.
      Girardolo intanto aveva detto una parola all'orecchio del Medicina, e questi, data una occhiata di traverso ai due frati, era uscito a dar gli ordini opportuni.


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La cà dei cani. Cronaca milanese del secolo 14.
cavata da un manoscritto di un canattiere di Barnabo Visconti
di Carlo Tenca
Editore Borroni e Scotti Milano
1854 pagine 168

   





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