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      Ma come dunque era avvenuto ciò? Il garzone si perdeva in un mare di meditazioni; ma ad ogni modo non attentossi più, neppure di voltarsi su un fianco, e quanto alla sete, poteva bruciarsegli la gola, che non penso più all'acqua per tutta la notte.
      Da lì a breve il silenzio di quella camera fu rotto da un singhiozzo lontano lontano che pareva partisse di sotto terra, a cui tennero dietro molti altri gemiti che udivansi al di sopra. Tonio agguzzò gli occhi, e guardò all'intorno, ma regnava tuttavia la più grande oscurità, ed egli ch'era buon cristiano e credeva alle apparizioni dei morti, s'ingegnò alla meglio di fare il segno della croce, e borbottò fra i denti un Requiem eternam. Nella sua mente semplice e credenzona non sorse neppure il più piccolo dubbio che quelle non fossero le anime di tanti infelici fatti morire in quel luogo traditore, talchè accompagnò ogni parola con un brivido e un batter di denti naturale in chi amava soltanto la compagnia dei vivi. A un tratto ecco la camera illuminarsi all'intorno, ma d'un chiarore debole e interrotto, che non si scorgeva d'onde venisse; poi dalle nude pareti distaccarsi alcune ombre, pigliar corpo, e di mano in mano che innoltravansi, diventare giganti. Il povero Tonio fece l'atto di gridare a quella vista, ma la bocca non gli si volle aprire, chiuse gli occhi ed ebbe appena il tempo di raccomandarsi a Dio, perchè le ombre gli erano già sopra e lo sollevavano da terra. Il garzone si sentì trasportare lontano lontano per un gran tratto di cammino e di tanto in tanto provava un senso alla persona come d'un freddo intenso, o di un caldo cocentissimo, finchè giunto, a quel che gli parve, in un profondissimo sotterraneo, fu lasciato cadere, e sepolto ivi tra gli urli, le bestemmie e le strida di mille demonii.


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La cà dei cani. Cronaca milanese del secolo 14.
cavata da un manoscritto di un canattiere di Barnabo Visconti
di Carlo Tenca
Editore Borroni e Scotti Milano
1854 pagine 168

   





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