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      Però se il sospetto era fuggito, non era però caduto lo sdegno, ond'è che postale una mano sulla spalla, e scossala fortemente le disse:
      - Vecchia del demonio, hai piacere forse ch'io stritoli questo tuo sozzo carcame, perchè mi rispondi in tal guisa? Vuoi tu ch'io mi ricordi del mal giuoco che m'hai fatto, e ne pigli vendetta a misura di crusca?
      - Bel bello, Stefano mio, rispose la vecchia volgendosi d'un tratto e cacciando indietro la pezzuola, le mie ossa sono di pasta alquanto più dura e scottano le dita a chi le tocca.
      - Potenza di Dio! lo Scannapecore! gridò l'armajuolo, balzando indietro d'un passo.
      - Ah! ah! disse il canattiere con quel suo ghigno ironico, t'è passata adesso la voglia di stritolarmi, e di pormi a bollire dentro la pentola? Gaglioffaccio! Hai creduto di farmela tenere, ma fallasti nei conti. Ora tocca a me a dirti: vuoi tu ch'io mi ricordi delle minacce e delle spavalderie che facevi alle mie spalle?
      L'armajuolo non disse una parola, ma lo stette guardando in atto di fierissima risoluzione, e ringhiava tra i denti. A un tratto, spiccato un salto, si slancia sopra il canattiere col pugnale innalzato per ferire, e colla sinistra afferratolo alla gola, colla destra gli menò un colpo al cuore, che guai se l'avesse colto, tanto era dirizzato giusto. Ma il caso volle che la lama s'impigliasse nella vesta che il canattiere aveva indossato per rassomigliare alla vecchia, e per quanto l'armajuolo s'ingegnasse di cavarnela, non ne venne a capo. Lo Scannapecore, il quale sebbene avesse pensato di trovar resistenza nell'armajuolo, non sognava neppure di dover essere assalito a quel modo, ebbe appena il tempo di chiamare i compagni, e tentò di abbassarsi per dar di piglio al ferro che giaceva sul focolare.


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La cà dei cani. Cronaca milanese del secolo 14.
cavata da un manoscritto di un canattiere di Barnabo Visconti
di Carlo Tenca
Editore Borroni e Scotti Milano
1854 pagine 168

   





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