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      Nel dominio della stirpe Carolina gli arcivescovi di Milano salirono al loro più eminente grado di autorità. È pur cara la memoria degli arcivescovi Ansperto da Biassono ed Eriberto d'Intimiano. Il primo, sottraendosi da ogni comando straniero si attese con zelo a ristorare la città dalle passate disgrazie e ruine, ad abbellirla di utili fabbriche e a cingerla di valide mura, cercando nel tempo stesso di cattivarsi l'amore e la giusta riconoscenza del popolo: il secondo, coll'aver insegnata ed aperta la strada della gloria a' suoi concittadini, conducendoli in campo contro le città vicine e i re della Germania, e riconducendoli trionfanti ai patrii lari fra i viva dei congiunti e degli amici seppe dalla grata posterità meritarsi un posto luminoso tra i benefattori del suo paese.
      La vittoria di Ottone gli sottomise l'Italia, che egli ed i suoi successori riguardarono di poi come una dipendenza dell'Impero. Dopo il dominio d'alcuni re che successivamente godettero con interrotte vicende questa sovranità, ottenne finalmente la corona italica l'imperatore Arrigo IV, principe di pessima indole ed incapace di regnare, il quale riempì co' suoi disordini tutto il paese di confusioni e di turbolenze. Fu allora la prima volta che i Milanesi a viva forza si sottrassero dal giogo imperiale, e si misero in libertà. Nei primi momenti della repubblica ebbe molta autorità l'arcivescovo, indi fu eretto un consiglio generale, le cui attribuzioni erano di far la guerra e la pace, stringere confederazioni, spedire ambasciatori, eleggere i consoli ed altre dignità primarie.


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Cronaca della rivoluzione di Milano
di Leone Tettoni
Editore Wilmant Milano
1848 pagine 255

   





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