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      Prometteva pagare i debiti che s'era assunti, ereditando del Regno d'Italia, e li riconosceva per giusti: poi li disconosceva e non pagava, aggravando invece il Monte Lombardo-Veneto, cassa italiana, di debiti austriaci, e facendoli di soppiatto pagare con turpe mistero.
      Nessuna ci serbava delle sue promesse il Governo austriaco, ed il ricordo medesimo ne sbeffeggiava e puniva.
      Violator della fede, nell'arbitrio non doveva aver freno, e non l'ebbe. Ci gravò d'imposte smodate sui beni, sulle persone, sulle necessità: ci obbligò ad assicurarlo dal fallimento, a cui le sue scompigliate finanze, stolidamente e ladramente amministrate, d'ora in ora lo strascinano. Ci condusse intorno una siepe d'impiegati forestieri(17), pubblici funzionarj e spie segrete, mangianti il nostro pane, amministranti i nostri interessi, giudicanti i nostri diritti, ignari di nostra lingua e d'ogni nostra consuetudine. C'impose leggi bastarde, inefficaci per la loro moltiplicità, c'impose una procedura criminale lunghissima, inestricabile, ove non era di pubblico, di solenne, di vero che la sentenza e la condanna, la prigione e la gogna, il carnefice e il patibolo. C'impigliò in una rete di regolamenti civili e militari, giuridici ed ecclesiastici, tutti inceppanti, tutti mettenti capo al centro di Vienna, che doveva aver sola il monopolio de' pensieri, delle volontà, dei giudizj. Ci vietò ogni sviluppo di nostro commercio, d nostra industria per servire agli interessi delle altre provincie e delle fabbriche privilegiate erariali, privata speculazione de' viennesi oligarchi.


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Cronaca della rivoluzione di Milano
di Leone Tettoni
Editore Wilmant Milano
1848 pagine 255

   





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