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      Il Console Francese fu il primo a farci sentire le sue intenzioni col seguente proclama che fu affisso agli angoli della città, alle ore quattro pomeridiane(40).
     
      CITTADINI!
     
      Il Console Generale della Repubblica Francese protesta contro l'arbitrio del nemico che noi stiamo vincendo.
      Le grandi Nazioni sono fatte per intendersi.
      Viva la Patria e la Vittoria.
      Quartiere generale della Sicurezza pubblica.
     
      ORDINE! CONCORDIA! CORAGGIO!
     
      Nella notte del sabbato alla domenica, il Torresani, vedendo inevitabile la caduta del suo potere, ordinò che si abbruciassero le carte, i registri, le relazioni, e tutto quanto poteva mettere in chiaro le sue ribalderie, e scoprire gl'infami agenti de' suoi misfatti(41). Poco mancò che il fumo di tale incendio non soffocasse i poveri carcerati della Polizia, alcuni dei quali gridavano a piena gola che si aprissero le finestre, altri pregavano che si aumentasse il martirio per essere più presto spacciati, parendo loro men doloroso il morir soffocati che morir di fame, dopo trentacinque ore senza che a loro si somministrasse alcuna sorta di vitto. Altra prova della iniquità del signor Torresani si è l'ordine da lui dato al cavaliere Palladini, direttore della casa di Correzione, di scarcerare, nel caso che il tumulto popolare continuasse, i quattrocento sessanta detenuti che si trovavano nella stessa casa, e di armarli alla meglio, onde confusi col popolo, uccidessero, assassinassero ed ardessero ogni cosa. Ma il disegno andò fallito, mentre il Palladini si rifiutò di eseguire così infame comando.


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Cronaca della rivoluzione di Milano
di Leone Tettoni
Editore Wilmant Milano
1848 pagine 255

   





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