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      Egli ti annunzia la tua miserabile fine! - Maledetto da Dio, maledetto dagli uomini, in chi speri tu ancora? Tu fuggirai, ma il marchio d'infamia che t'improntarono gli Italiani, al mondo intero ti farà manifesto e tutti i viventi malediranno e fuggiranno in te il ladro, l'infame assassino dell'Italia. - E tu, o Radetzky, ben degno condottiere di questa masnada, saldo appoggio del vacillante trono Austriaco, perchè non isfoderi quella vantata spada che per sessantacinque anni sfolgoreggiò a difesa del tuo principe? temi forse spezzarla contro i nostri petti di bronzo? N'hai ragione, noi non dobbiamo incontrarci. Tu non devi morire per mano di un prode. Vile come le orde che tu comandi, te ne stai intanato co' tuoi satelliti a preparare la nostra distruzione coll'armi del tradimento. - E chi ponesti a presidio del Palazzo di Giustizia, dell'Arcivescovile, della Corte, della Direzione di Polizia, della Piazza de' Mercanti? Vigliacchi tuoi pari che rifiutando di combattere, ci presentano il bianco vessillo di pace per coglierci nella rete e piombarci poi addosso coll'arma dell'assassino. - Ma la giustizia divina ci ha salvati tutti, noi abbiamo vinto: voi siete nelle nostre mani! Ora ci domandate la vita in dono, ci domandate del pane?... Avrete tutto. L'Italia è un popolo di leoni, tanto valoroso quanto magnanimo. Le vostre ossa andrebbero tritolate come il grano turco: ma questa fatica l'affidiamo al diavolo, se pure vorrà addossarsela.
      Veniamo alla narrazione storica.
      Di buon mattino tutti i soldati che si trovavano di presidio al palazzo vicereale, e con essi molte famiglie, dietro invito del generale Radetzky, nel massimo disordine fuggivano a ritirarsi in castello, preceduti dal generale Ratt.


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Cronaca della rivoluzione di Milano
di Leone Tettoni
Editore Wilmant Milano
1848 pagine 255

   





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