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      Fu poco dopo che mi recai nuovamente in casa Ratti, premendomi osservare tutti i posti occupati dai nostri; in quel mentre passando per casa Melas una palla da sedici a dieciotto libbre cadeami a pochi passi distante, ammaccando fragorosamente il muro; io la raccolsi religiosamente e la conservo ad eterna memoria, come pure conservo un pezzo di cartoccio di ferro, entro cui i barbari racchiudevano la mitraglia, e che cadea poco distante dal muro ove noi stavamo freddamente a mirarli e colpirli. Fu pure allora che lanciarono contro di noi dei razzi alla Congrève, tentando di incendiare la casa che ci difendeva; ma i razzi produssero poco effetto, giacchè male diretti, uno cadde in un giardino a noi vicino, affatto innocuo, ed un altro in casa Melas appiccando il fuoco in una sola stanza al secondo piano, fuoco che venne da noi stessi spento con pochissimo danno; fu pure in quel momento che maravigliati scorgemmo cominciare il fuoco anche in casa Tragella, ove il nemico stavasi barricato. Su questo fuoco che andava mano mano crescendo si formarono varie congetture, da chi cioè fosse stato appiccato, se dai nostri, o da loro. Certo che i nostri non lo potevano anche quando lo avessero voluto tentare. Erano circa le ore due e mezzo pomeridiane, e sino a quel momento nessuno di noi aveva ancora osato avvicinarsi cotanto. Convien quindi conchiudere che il fuoco sia stato dato da loro stessi, ed in tal caso è forza il convenire che fino da quel momento, disperando della vittoria, vollero suggellare la loro sconfitta con atti dell'innata loro ferocia, devastando e distruggendo in mille modi quanto non poteano rubare».


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Cronaca della rivoluzione di Milano
di Leone Tettoni
Editore Wilmant Milano
1848 pagine 255

   





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