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      Maggior previdenza, maggior sollecitudine non poteva usarsi, poichè, mentre Milano appena liberata stava in forse dei moti dell'esercito nemico, ecco Bergamo che volontario difensore vegliava già alla nostra sicurezza. Noi, tre mesi fa, avevamo fatto feste ai Bergamaschi, destinando loro il ritratto d'uno dei più grandi loro scienziati e cittadini, il Mascheroni, ed essi ora hanno voluto farci risovvenire che non sanno trattare le sole arti della pace, e e che si conservano pur sempre degni discendenti del Colleoni. Ma se nel cinquecento Bergamo fu valida difesa dello Stato a cui era unito, or si unisce a noi con ben altra eguaglianza di diritti, e perciò con ben più spontaneo accorrere d'armi e d'armati.
      A Lecco, gli abitanti insorsero, disarmarono 200 Austriaci, e senza alcun indugio accorsero essi pure a Milano. Giunti a Monza, inoltratisi fino alla Piazza del Seminario, trovaronsi a fronte un battaglione del reggimento Geppert, italiano, che erasi formato in quadrato: chiesero di parlamentare, non ebber risposta, e scambiarono vivamente il fuoco per ben tre volte. Ma la truppa era scontenta di trovarsi incontro a' suoi fratelli; ed il Maggiore che la comandava, essendosene accorto, credette miglior consiglio ritirarsi nel Seminario. Allora gli Italiani deposero le armi, ed i nostri, munitisi di esse, raccolti con loro molti Brianzoli, accorsero a Milano, e qui forzarono la Porta Comasina, dopo una lunga lotta, e si sparsero per la città a combattere l'ultima resistenza del nemico.


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Cronaca della rivoluzione di Milano
di Leone Tettoni
Editore Wilmant Milano
1848 pagine 255

   





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