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      Qui si dice che abbiano rifiutato di far fuoco, ma sino ad ora non si venne a questo passo; può però succedere. Ora vorrei assumermi di pettinare ben bene la città di Milano. Anche in Parma devono esservi disordini. I Piemontesi dovevano nel medesimo giorno occupare Pavia, ma non lo fecero. Secondo tutte le notizie che sino a questo punto ci arrivarono, non devono esser penetrati contadini nella città; del resto F. M. avrebbe spacciati anche questi. A Vienna non deve esservi ancora quiete, perchè sembra che la Corte voglia partire ed abbandonare la città al militare. Certo ciò sarebbe l'unico mezzo per acquietarla, ma credo che si voglia piuttosto far concessioni che usar rigore.
      Ora abbiamo una Costituzione, per cui non possiamo più servire nel civile, ed il militare perde il suo rango. Io domando cosa dobbiamo fare? Solo oggi papà mi disse in segreto, e non lo disse nè a mamma, nè ad Enrico, che appena vi sarà un po' di quiete, egli deporrà la sua carica, e si ritirerà alla campagna, pretestando la sua avanzata età, per non restare sotto la Costituzione. Ma io che debbo fare? Nulla, non voglio, e se non è più possibile nel civile, andrò anch'io nel militare, per farmi uccidere alla prima occasione, perchè allora non avrò più a pensare al resto. Ciò noi lo dobbiamo al nostro governo donnesco; un idiota per imperatore, una tignuola per successore presuntivo, e un ragazzo prepotente per suo principe ereditario; e in coda a questi...... l'imperatrice madre, Sofia, Tabarro e tutti.


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Cronaca della rivoluzione di Milano
di Leone Tettoni
Editore Wilmant Milano
1848 pagine 255

   





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