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      Già, pria che sciolto il gruppo amico, ognunoAlcun po’ lasso del piacer, non sazio
      Delle dolcezze, in suo quieto albergoPur ricolga . . . . . . . . .
      . . . La vita mia tranquilla scorreQual zeffiretto che sul fior trapassi:
      Acre d’auro pensier non la intristisce,
      Nè il sospetto . . . . . . . . . . . . .
      . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
      Nè ovunque serïosa l’accompagnaCon verga in man di disciplina. Or dunque
      Chi vieta a’ moti, irregolari è vero,
      Ma non men saggi, della mente, il varcoIn proni carmi aprir, che scendon facili
      Dall’animo sereno? E’ sembra, amico.
      Sappi però che curïoso ingegnoA me scherzosa fe’ Natura. A tutto
      Pronto e’ mi s’offre; e poi dov’io l’invito,
      Vien meno, e volge meno ov’io lo sprono,
      . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
      . . . . . . Or poi che incauto a casoTi scoversi mia mente e a me detrassi,
      Forz’è, che un po’, ma sol col ver, m’aggiunga.
      Tu non darmi alla mente un cor simile:
      La Natura, se toglie, anco compensa.
      Non somme cose.
      . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
      E quando la Canicola già bolleAmo ombre e gelid’acque . . .
      Del bruno agricoltor spossato e molleVera compassion mi tocca, cui
      La messe aleggia e ’l colmo Autun vicino,
      Mercè di cui nel verno avaro immemoreAl domestico foco ei favoleggia
      Colla nutrita famigliuola allegra.
      . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
      Se dura pelle il cuor mi vesta o vivaCarne il circondi, e dentro e fuori il tessa
      . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
      Se poi sostieni che di te guardingo,


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Antonio Rosmini
di Niccolò Tommaseo
pagine 147

   





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