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      Nel Rosmini l’ordine stesso delle idee manifesta la loro pienezza: le suddivisioni precise insieme e feconde, non isminuzzano; le tavole e i sunti raccolgono, non dissipano, la mente. Per riposarla, e perchè ciascuna delle dimostrazioni importanti s’abbia la sede propria, egli si ferma di tanto in tanto, e comincia un capitolo nuovo e lo intitola continuazione: poi, fatto un buon tratto del cammino, si volge indietro a misurare con l’occhio la via e a mostrare dall’alto a’ suoi compagni il prospetto soggiacente. Le sue ricapitolazioni sono insieme sunti di quel che resta a vedere, e preparano a nuove cose l’intelligenza. Se nelle note talvolta gli viene gettato qualche concetto che meglio andava nel testo: se verso il termine del suo viaggio gli accade di dover additare cose alle quali meglio era fermarsi quando ci si passava vicino: cotesto sempre novello svolgersi del suo pensiero, cotesta quasi prodigalità attesta la sua grande ricchezza, ed è difetto de’ rari.
      A riconoscere quanta sia questa ricchezza, non c’è che da prendere i titoli e gli assunti di ciascun capitolo, di ciascun articolo dei suoi libri, e raffrontarli con quanto contengono le opere filosofiche d’antichi e moderni più meritatamente celebrate. Quand’anco la soluzione delle questioni non paresse così retta e nuova come forse parrà agli avvenire; il pur còrre questioni nuove, o le vecchie e l’una con l’altra intralciate, distinguere, ch’è una innovazione più difficile e più benefica forse; pur questo solo avrebbe ampliati i limiti della scienza, affinati gli organi alla vita dell’umano pensiero.


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Antonio Rosmini
di Niccolò Tommaseo
pagine 147

   





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