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      La sua predilezione al Vero che compie se stesso nel Bene fu coronata di premio in quanto che più dalla meditazione egli attinse di verità che da’ libri, e quindi gli venne dottrina più originale e più sua; e nella preghiera gli s’ingrandiva a concetti nuovi la mente, i quali egli chiamava elemosina a lui fatta da Dio.
     
     
     
      XXV.
     
      La riverenza di lui verso il popolo aveva dunque più ragioni, le une dalle altre corroborate e nobilitate; il riconoscere nella lingua, della quale il popolo è il più fido custode, il germe di tutte le verità, il vestigio di tutte le buone tradizioni; il sentire nell’uso che il popolo fa d’essa lingua quell’istinto di convenienza ch’è prima condizione alla proprietà filosofica e alla letteraria bellezza, l’ammirare nelle moltitudini non depravate dalle dicerie de’ saputi e dall’esempio de’ ricchi quella rettitudine di ragionamento e d’affetto ch’è guida sicura alla vita; il compatire a’ dolori e alle ignoranze della plebe misera, l’amare in essa gli amati da Dio e da Gesù. E si doleva che ne’ riti del culto il popolo fosse con l’intelligenza diviso dal prete; le preci voleva veramente comuni, perchè dal consentire nella chiesa non può che non segua il consentimento e nella piazza e per ogni dove. Al catechismo dava quel peso che si dee, senza farne pesante l’insegnamento per la materialità delle forme; ch’anzi l’offriva secondo l’ordine delle idee: e un ammaestramento speciale destinava, come il Neri, al popolo i dì di festa. E le Suore della Provvidenza, secondo la regola da lui data aprivano scuole minori ne’ luoghi ov’altre mancassero, sì in Isvizzera e sì in Piemonte: e in Inghilterra i suoi dànno cura segnatamente all’educazione de’ poveri.


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Antonio Rosmini
di Niccolò Tommaseo
pagine 147

   





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