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      Fin da giovane egli aveva tradotto il libro d’Agostino, Del catechizzare gl’indotti; giacchè a’ più de’ grandi pensatori e scrittori il tradurre è stato esercizio più che di stile: e nel proemio raccomandava che la religione insegnassesi per via della storia; con che l’intelletto è aiutato dalla memoria e dalla immaginazione, e nelle idee s’ispira l’affetto, e i fatti narrati sono dichiarazione insieme e conferma alle massime. Ma sebbene egli apprezzasse il servigio reso da coloro che in forma semplice o di viva voce o ne’ libri fanno accessibile a tutti la verità, e riprendesse coloro che questi umili lavori dispregiano, e si peritasse a rigettare per inutili anco i condotti men bene; non è maraviglia che la natura dell’ingegno suo lo portasse più su; e che fin nel dare Esercizi spirituali egli ascendesse a generali principî rifacendosi dal fine dell’uomo, riducendo a sistema le pratiche cristiane. Ma quanto l’ingegno saliva più alto, tanto la virtù lo riconduceva a ragguagliarsi ai meno perfetti; e le pratiche appunto di cotesti esercizî e’ consiglia contrarle secondo le occupazioni e lo stato delle persone differenti.
      Appena affacciatosi alla vita, s’accorse che quella del pensiero la quale era pure in lui sì feconda, non è piena vita; e ne’ versi al De Apollonia scritti dell’età di circa vent’anni, lo dice con quell’asseveranza evidente ch’è il linguaggio della coscienza riflessa sopra di sè(5).
      Non conosceva egli cose lievi o piccoli ministeri; e tutti gli erano dall’idea riingranditi; ma l’idea poi accomodava alla proporzione degli uomini e de’ tempi.


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Antonio Rosmini
di Niccolò Tommaseo
pagine 147

   





Agostino Esercizi De Apollonia