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      E dopo queste cose, Iddio disse in visione ad Abramo: «Non temere, io sono il tuo protettore, e la tua ricompensa assai grande». E un’altra volta che, dopo offerto il sacrifizio consueto, sul far della notte, un letargo pien di spavento e di immagini tenebrose lo prese, Iddio gli parlò e disse: «Sappi fin d’ora che i tuoi discendenti andranno pellegrini e afflitti, e per quattrocent’anni saranno schiavi. Ma io giudicherò la gente alla quale servirànno; e saranno da ultimo liberati».
     
      PATTI CHIARI
     
      Sara, moglie d’Abramo, vissuta sempre concordemente con lui, di cenvensett’anni morì. Anche adesso c’è persone che campano centotrent’anni in Russia e altrove: ma nel principio del mondo vivevano più lungamente, perché più sani e più regolati nel vitto; e perché molte cose erano da compire o da avviare sulla terra ancora disabitata; e perché l’esperienza de’ padri doveva giovare a’ figliuoli e ai nipoti lontani, e far vece di scuole; e perchè di secolo in secolo poche persone così bastavano a tramandare le memorie delle cose operate dagli uomini e rivelate da Dio, e potevasi conservare la storia e la fede nella sua purità.
      Sara di cenvensett’anni morì in un luogo che si chiama Ebron, nella terra di Canaan, nel bel paese che Abramo con Sara conobbero appena usciti di patria. Abramo e Isacco, il figlio loro unico, la piansero piamente. E Abramo andò a quelli del paese, e disse così: «Io sono forestiero e pellegrino tra voi. Datemi il diritto della sepoltura nel vostro suolo, ch’io ci seppellisca il morto mio». Risposero quelli del paese dicendo: «Sentite, signore: voi siete come un messo di Dio tra noi; scegliete fra’ nostri sepolcri, e seppelliteci il morto vostro». S’alzò Abramo allora, e s’inchinò al popolo della terra, ch’erano tutti presenti innanzi alla porta della città quand’egli parlava; perché le faccende del Comune alla porta della città solevansi trattare all’aperto, che il sole le vedesse e gli uomini le sentissero.


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Esempi di generosità proposti al popolo italiano
di Niccolò Tommaseo
Edizioni Paoline
1966 pagine 258

   





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