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      Or avvenne a Giuseppe di fare un sogno; e lo disse a’ fratelli: e l’odio crebbe di lì. Disse ad essi: «State a sentire il sogno che feci. Mi pareva che noi stessimo a legare le manne nel campo, e il fascio mio levarsi più alto, e gli altri intorno inchinarsi a quello». Risposero i suoi fratelli: «Oh che? Sarai tu forse il principe nostro? Saremo noi soggetti alla tua potestà?».
      Fece Giuseppe un altro sogno, e lo disse a loro e poteva tacerlo, ma forse lo disse senza vantarsene. «Ho visto in sogno (diceva), come se il sole e la luna e undici stelle s’inchinassero a me». Lo disse a suo padre e ai fratelli. Ma il padre ne lo sgridò: «Che vuol egli dire codesto? Forse che io e tuoi fratelli abbiamo a riverire te?» I fratelli dunque invidiavano Giuseppe; il padre stava a vedere, e taceva.
     
     
      II
     
      Or avvenne che gli undici fratelli si trovassero in Sichem a pascere il gregge del padre loro. Giuseppe era rimasto seco; e Giacobbe gli disse: «I tuoi fratelli stanno a badare alle pecore: anderai a vederli. - «Volentieri», rispose Giuseppe. E il padre disse: «Va, vedi se i tuoi fratelli stiano bene tutti, e come va delle gregge: e poi mi dirai ogni cosa». Giuseppe se n’andò dalla valle d’Ebron, dov’era il padre, alla volta di Sichem. Non aveva paura d’andar soletto; e conosceva i sentieri della campagna. E quando fu a Sichem, cerca di loro; e non vede nè fratelli nè gregge. E, aggirandosi qua e là, si perdette per la campagna, e riguardava i sentieri e il corso del sole e le montagne, e non si ritrovava.


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Esempi di generosità proposti al popolo italiano
di Niccolò Tommaseo
Edizioni Paoline
1966 pagine 258

   





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