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      Quando prima i figliuoli di Giacobbe posero piede in Egitto, non erano che settanta. In quattrocento trent’anni di travagli moltiplicarono tanto: dappoichè il Signore volle così.
      Usciti che furono del luogo detto Socot, Mosè disse al popolo: «Ricordatevi sempre di questo giorno che siete usciti dal luogo di servitù; ricordatevi come nella sua potenza Dio vi ha liberati. E la memoria della libertà vi sia come un anello di ricordo nella mano, e come dinnanzi agli occhi un’imagine sempre viva: acciocchè, per riconoscenza di tanto, la legge del Signore, o Israello, ti sia sempre nel cuore, sempre ti sia sulle labbra. E sia la solennità di questo tempo solennemente da te celebrata per tutte le generazioni con culto sempiterno; e si tramandi dai padri ai figliuoli come legittima eredità». Così si misero in cammino, e presero non attraverso ai paesi abitati, che tanta moltitudine non paresse ai popoli di colà minacciosa, e non insorgessero guerre, dalle quali atterriti i figli d’Israello si ritornassero in Egitto alla vita schiava. Ma presero dalla via del deserto, ch’era lungo il mar Rosso: e, chiudendo nel mezzo le donne e i vecchi e i bambini andavano armati in bella ordinanza. E prese Mosè le ossa di Giuseppe con seco, essendochè aveva Giuseppe, morendo, pregato i figli d’Israello, e dettogli: «Quando Iddio vi farà liberi, portatene con voi le mie ossa»(3). La sua spoglia mortale e’ voleva che riposasse congiunta alle spoglie de’ padri suoi in terra al culto di Dio consacrata.
      Quando il re d’Egitto, riavutosi dalla paura, seppe che tutto il popolo già era lontano; si rivolse l’animo suo all’iniquità di prima: e con lui si mutarono al peggio i cortigiani suoi, come accade; e dissero: «Che abbiamo noi fatto a lasciare Israello, e privarci della sua servitù?» Non pensano al pericolo passato, pensano al presente danno: l’orgoglio esulcerato, la vanità malcontenta del perdere que’ servigi di tante migliaia, gli abiti del comandare subitamente interrotti, il rancore contro questi sciagurati schiavi, che dopo tanti anni di silenzio si sognano di farsi vivi, l’avarizia, commossero a voglia di vendetta non solamente il re tristo e sciocco, ma non pochi de’ grandi che talvolta son peggio di loro.


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Esempi di generosità proposti al popolo italiano
di Niccolò Tommaseo
Edizioni Paoline
1966 pagine 258

   





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