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      Cotesta è fatica oltre alle forze d’uomo, nè la potete di per voi solo. Or udite le parole del mio consiglio; e Dio sarà con voi spero. Voi, Mosè, badate principalmente alle cose divine, e insegnate al popolo le leggi de’ costumi, e le cerimonie religiose. Eleggete poi da tutta la nazione uomini autorevoli e pii, d’animo verace, e dell’avarizia nemici: e questi ponete per giudici, chi di cinquanta, chi di cento del popolo, e chi dell’intera tribù: che ricorra il popolo prima ai primi, e poi su su, ove de’ primi non si soddisfaccia; eglino definiscano le liti minori. Le più gravi, genero mio, rechinsi a voi. Così, scompartito tra molti, il peso vi diverrà più leggiero: così adempirete meglio il precetto di Dio, e tutto questo popolo spiccerà le faccende più presto, e si chiamerà più contento e di voi e di sè».
      Udito questo consiglio, Mosè ci pensò, e docile lo seguì. A uomo vano della propria autorità e duro nella propria opinione, sarebbe parso cosa indegna piegarsi all’altrui consiglio, al consiglio di persona tanto minore in grado e in fama; sarebbe parso cosa malaccorta spogliarsi spontaneo di parte della propria autorità. Ma il savio Mosè, col comunicare ad altri parte di essa potestà, fece a sè e a tutto il popolo molti beni: deliberò sè stesso da tante cure noiose; si deliberò dal pericolo di giudicare in modo o ingiusto o stolto per non ben sapere i fatti nelle particolarità, dalle quali sovente rivelasi meglio quel ch’è giusto; si deliberò dall’odiosità di sentenze spiacevoli, delle quali i giudici minori risponderebbero nel cospetto della nazione e di lui; si deliberò dal sospetto in che l’avrebbero parecchi tenuto di voler tutto a sè, di non si fidare a nessuno: col chiamare i migliori e i più reputati in parte del governo, li affezionò al governo, e a se stesso; rassodò l’autorità e l’ordine e la concordia: ma, quel ch’è più, assicurò a tutti quanti giustizia più pronta, più piena ed accetta; e preparò agio a sè stesso, alleggerito così delle piccole brighe temporali, ad attendere al bene dell’intera nazione, e al ministero delle cose di Dio, Dio di tutti i beni datore.


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Esempi di generosità proposti al popolo italiano
di Niccolò Tommaseo
Edizioni Paoline
1966 pagine 258

   





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