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      Se il nuovo reggitore è meno civile, sia docile e apprenda; se più, sia paziente e pietoso, e ammaestri. S’e’ non sa essere nè maestro nè discepolo, nè correggersi nè correggere, ma solamente spogliare e schiacciare; l’ora verrà che sia anch’esso schiacciato.
      Un altro caso si presenta, nuovo nella storia della famiglia umana, e maraviglioso di provvida bellezza, se la imprevidenza nostra non la contamina e non la disfa; ed è conforto il pensare che l’Italia per prima paia a fornire l’esempio destinata. Dico di popoli della medesima e lingua e religione, che non per invadere si affacciano al confine de’ popoli fratelli, ma per liberare; non alzando la mano in atto d’impero, ma tendendola all’abbracciamento, e ad un patto di piena uguaglianza(6). Senonchè la novità e la grandezza dell’impresa porta seco difficoltà che pur l’inesperienza farebbe essere troppo gravi senza che le aggravassero ancora le passioni della cupidigia e della vanità, e le antichissime consuetudini della discordia, la quale, come ognun sa, tra fratelli è più atroce. A vincere tali pericoli non si richiede solo un coraggio di virtù più difficile del guerriero ardimento, ma un affetto gentile nella forza, il quale c’insegni a evitare ogni ombra di dissensione con più avvedimento e prudenza che non si evitino gli agguati nemici. Se sotto alle insegne liberatrici covasse, oppur paresse covar, una voglia d’ingrandimento simile al volgare appetito delle ostili conquiste; se il fratello, accostatosi al fratello, credesse vedere non dico un signore arrogante, ma un tutore molesto; se le parti non fossero pari, sì che la parità non nuocesse alla necessaria ubbidienza, a quella forza unificatrice che è la prima condizione di vita; se insomma la gara fosse d’altro che di mutui sacrifizii, e se le insolite fortune e necessità non ispirassero insoliti pensieri ed affetti; la nazione chiamata a dare di sè un sublime spettacolo al mondo, lo darebbe abbominoso, e provocherebbe sopra di sè nuove pesti, senza che la consolasse nè la compassione de’ più indulgenti nè il testimonio della propria coscienza.


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Esempi di generosità proposti al popolo italiano
di Niccolò Tommaseo
Edizioni Paoline
1966 pagine 258

   





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