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      Aspettò, come dico, Gedeone la notte; e prese seco dieci de’ suoi garzoni che amavano lui, e temevano Dio più che gli uomini; e saliva al bosco con essi. Saliva, e pensava alle sventure del suo popolo, antiche oramai: pensava a Dio e riguardava all’azzurro profondo del cielo scintillante di stelle, che ciascuna era come un occhio il quale ammiccasse, e una lingua che l’incuorasse a speranza; e quelle tenebre mute gli parevano piene di vita e di sicurtà: e salendo affrettava il passo com’uomo che scende per facile china. E guardava dall’alto il villaggio, e la querce dove gli apparì l’Angelo del Signore, e la casa paterna; e, guardando, s’inteneriva.
      Dispersero le pietre dell’altare, tagliarono il bosco; e, riattaccati alla carretta i due bovi, portarono le legne al luogo ov’era da rizzare l’altare novello. E lo fecero; e l’un de’ due bovi sacrificarono. E, orando, se n’andarono, che la notte era tuttavia oscura.
      Sull’alba, la gente esce di casa; e, guardando, trovano il boschetto sparito; e non l’altare dell’idolo, ma un altro altare in altra parte; e dicevano: «Chi può essere stato mai?». Cominciarono a cercare; e intanto taluni, pensando a mente riposata, si sentivano passare lo sdegno, e rinascere in cuore l’affetto alla religione di quel Dio che li aveva liberati da tanti empi re. Anche questo con la prudenza si guadagnò Gedeone, che lasciò tempo alla gente a pensare; pensare a quel che aveva operato lui, e quello che stavan per fare essi. Ma, perch’egli non si vergognava della cosa, e non si nascondeva, nè molto meno avrebbe, a chi lo interrogasse, degnato dire bugia, vennesi ben presto a sapere la cosa.


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Esempi di generosità proposti al popolo italiano
di Niccolò Tommaseo
Edizioni Paoline
1966 pagine 258

   





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